Amarcord (1973) di Federico Fellini è, fin dal titolo, l’esempio classico di film ispirato ai ricordi, alla memoria (“a m'arcord” in dialetto romagnolo significa “mi ricordo” ed è un modo di dire ormai entrato nel linguaggio comune oltre che in tutti i dizionari, non solo italiani).
Il film, la cui sceneggiatura è di Fellini stesso e del grande Tonino Guerra (ricordate “Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita !!” ? ecco, lui….) è costituito da una serie di episodi legati all’infanzia degli autori: il transatlantico Rex, il passaggio della Mille Miglia, l’arrivo del gerarca fascista, la nevicata con neve alta 2 metri.
Il film è popolato da personaggi immortali: la tabaccaia, la Gradisca, la Volpina, il nonno che si perde nella nebbia, lo zio matto che urla dalla cima di un albero “voglio una donnaaaaa !!!”, lo sceicco alto poco più di un metro che arriva col suo harem.
Fellini, come sempre, gira il film quasi interamente in studio perché per rendere universali e immortali i ricordi è necessario non tanto essere “realisti” quanto costruire l’atmosfera, il sentimento, affrancarsi dalla realtà ed elevarsi alla poesia. Ecco quindi il Rex (che non è mai passato davanti alle coste romagnole), la neve alta 2 metri (mai vista in quelle zone, ma per un bambino anche pochi centimetri sembrano un’enorme quantità), l’immenso albero che sembra un baobab africano su cui si rifugia lo zio matto, il magnifico pavone che magicamente compare dal nulla durante la battaglia di palle di neve, ecc.
Radio Days (1987), di Woody Allen è la versione ebraico-newyorkese di Amarcord. Così come il suo “progenitore”, Radio Days è un film senza trama; Allen, grande ammiratore di Fellini, realizza una serie di episodi ispirati a ricordi d’infanzia, familiari e scolastici, ognuno legato a una delle canzoni importanti nella sua giovinezza.
Fellini si ricorda (o crede di ricordarsi) del passaggio del Rex davanti a Rimini; Woody Allen si ricorda di quando andava di fronte all’oceano per cercare di avvistare gli U-Boot tedeschi. Una volta gli era addirittura parso di vederne uno.
Ma forse anche quello era solo uno scherzo della memoria.
Ma poi, in fondo, cosa importa ?